“Oggi mi alzo e blocco i treni”
Questo, è il pensiero che migliaia di studenti hanno fatto la mattina del 30 novembre 2010
Durante le mobilitazioni studentesche dell\’anno passato un grande movimento si è opposto ad una riforma dell\’università che, come le precedenti, vuole un’ università sempre più classista e schiava delle logiche di mercato. Un’ università non come luogo di confronto e crescita qualitativa, ma sempre più come esamificio, che allena lo studente ad apprendere il più velocemente possibile pacchetti d\’informazioni preconfezionate.
L’attuale situazione di crisi, ovvero il ripresentarsi del fallimento del sistema economico in cui viviamo, è ormai evidente a chiunque. È ancora più evidente dopo la manovra finanziaria recentemente approvata dal governo, che di fatto toglie ai poveri per pagare il debito dei ricchi. Privando di servizi chi non può permetterseli e affidandone la gestione a privati – che su questi vogliono trarre profitti – si sta tentando di salvare un economia fondata sullo sfruttamento dei più. Per tal motivo, ogni movimento che proponga di cambiare questo stato di cose, produce adesione e partecipazione laddove prima vi era indifferenza. Ogni movimento più o meno radicale, in una situazione del genere, diventa potenzialmente pericoloso e di conseguenza più incisiva deve essere la risposta dello stato.
A causa della crisi, il peggioramento delle condizioni oggettive di vita ha fatto scaturire: le rivolte nordafricane contro i governi autoritari; quelle in Grecia; le rivolte nei quartieri popolari londinesi fino alle più recenti proteste degli studenti cileni. In ognuno di questi contesti la repressione dello stato, tramite polizia ed esercito, è stata massiccia e violenta. Queste pratiche volte a spegnere i focolai di protesta, trovano ampia attuazione in Italia come all’estero. A riprova ci sono gli arresti avvenuti ad aprile e maggio di studenti (Bologna e Firenze) per azioni di opposizione alla riforma Gelmini; la pesante militarizzazione di tutti quei siti che, aziende e governo, ritengono strategici: come le discariche campane e la Val Susa.
Qui a Padova, oltre agli studenti costretti all\’obbligo di dimora a fine Maggio, a cui va la nostra solidarietà, ora altri diciannove sono indagati per l’occupazione dei binari dello scorso 30 novembre. La protesta, che aveva coinvolto un grande numero di studenti, possedeva un forte significato simbolico, in quanto, anche se per poche ore, si era riusciti a dimostrare di avere la forza per bloccare la viabilità e i flussi economici che la seguono.
La risposta della questura si è fatta attendere, ma è arrivata e, anche se ha colpito pochi, coinvolge tutti coloro che hanno creduto in quel gesto e nella sua legittimità, che hanno capito quanto un\’azione illegale possa essere giusta. Questo in un sistema in cui la legge viene usata per reprimere le istanze di cambiamento che vengono dal basso. Anche se esistono leggi a tutela del lavoro, della sanità, dell\’istruzione queste non sono che il frutto di anni di dure lotte ed ogni giorno sono sotto attacco dalla politica istituzionale che vuole modificarle o cancellarle.
Questo modus operandi ha l\’intento di intimidirci e farci accettare il futuro a cui stiamo andando incontro.
L\’unica via è lottare uniti lungo la strada del cambiamento che arriverà dal basso, da noi, senza farci intimorire.
“Una folla di uomini che fuggono è una folla di uomini soli”
Tiqqun · La comunità terribile.