Appello per l’assemblea del 3 Maggio

Nell’autunno passato gli studenti di tutta italia si sono mobilitati, contro lo scempio della riforma Gelmini e i tagli ai fondi per il diritto allo studio. Nello stesso periodo migliaia di lavoratori (operai e sfruttati ad ogni modo) hanno intrapreso numerosissime lotte. La crisi economica, che ha colpito in modo evidente, a livello globale, ha mostrato a tutti -anche in italia- le caratteristiche più abominevoli del capitalismo; a partire dalla subordinazione, della vita e dell’ambiente, al profitto, morti sul (e a causa del) lavoro compresi. Consci o meno di questa matrice comune, dai più ricattati e sfruttati (immigrati) a quelli che si ritenevano più garantiti (come gli operai fiat), hanno intrapreso singole lotte e mobilitazioni, per non perdere o riconquistare quei diritti collettivi che decenni di lotte avevano reso reali. Mentre gli studenti hanno un unico referente contro cui dirigere, con sufficiente precisione, la propria conflittualità, i lavoratori no. In particolar modo oggi, quando lavoro nero e il medesimo legalizzato, ovvero i contratti a tempo determinato senza nessuna garanzia, sono parte essenziale dell’economia. Non è un caso che almeno una parte dei lavoratori precari, abbia trovato nel movimento studentesco uno strumento di espressione, mancando ogni altro mezzo (sindacati?) e vedendo a ragione nell’università prospettata dal governo, uno strumento in più per creare nuovi sfruttati e nuove capacità di sfruttamento. Noi studenti contro la riforma Gelmini, non abbiamo saputo cogliere i nessi, oltre a quello banale: di essere oggi o essere in futuro noi stessi lavoratori (sfruttati e precari). Come operai e lavoratori di aziende diverse difficilmente hanno trovato il modo di unire i propri intenti, così noi pensando al precariato come una nuova classe sociale non facciamo che frammentarne le capacità conflittuali. Oggi precari sono i lavoratori nei callcenter, nei fastfood, nelle cooperative, dalle pulizie ai metalmeccanici, gli insegnanti nelle scuole e i ricercatori all’università. La precarietà è uno strumento di ricatto per poter continuare a trarre profitto dai lavoratori in Italia. Quella del lavoro precario non è una prospettiva esclusiva delle giovani generazioni, ma anche un realtà prossima ventura per chi non è ad un passo dalla pensione, come insegnano recenti casi, come quello dell’Elettrolux, che offre 30mila € ai lavoratori per andarsene volontariamente, per poi dislocare o riassumere manodopera flessibile e sottopagabile. Come studenti universitari dobbiamo avere la capacità di negare la funzione che l’università assolve all’interno di questo sistema. Il sapere che oggi si produce nell’università, è subordinato al sistema produttivo e viene quasi esclusivamente utilizzato ai fini della crescita produttiva e all’aumento dei margini di profitto di industrie, marchi e azionisti. Il “produci consuma, crepa” e sempre un po’ di più, sembra essere la linea portante anche all’interno dell’accademia, ben lontani dalla possibilità di realizzare quel miglioramento della qualità della vita che è prima di tutto, aumento del tempo a propria disposizione e soddisfacimento dei bisogni reali. La ricerca e l’insegnamento sono stati resi acritici e incapaci di analizzarsi in rapporto alla società in cui viviamo, attraverso la mercificazione delle conoscenze, la loro standardizzazione, l’organizzazione di tempi sempre più burocratizzati, prestabiliti e compressi, allo stesso modo di una catena di montaggio. A chi studia in università, pertanto, non vengono forniti i mezzi e i tempi per riflettere su ciò che impara e su cui farà ricerca. Dobbiamo ad esempio porci la domanda se sia più utile trovare una cura alle malattia dovuta alle malsane e sfinenti condizioni di lavoro o eliminare queste condizioni. Studenti e lavoratori, precari o futuri precari, immigrati o autoctoni dobbiamo conoscere le nostre rispettive condizioni, bisogni e aspettative. Dobbiamo farlo attraverso un confronto diretto, sincero ed autorganizzato. Vogliamo iniziare a parlarci, con un assemblea orizzontale senza palco e comizi. Partiamo da un’esperienza che, nel suo piccolo, ha funzionato (assemblea dibattito c/o stalker del 18 Marzo) e quindi a quanti vi parteciparono per primi rivolgiamo l’invito, in ordine assolutamente casuale invitiamo a costruire questa assemblea: gli studenti dell’università di Padova, i lavoratori dell’università, gli studenti medi, gli operai delle fabbriche padovane i lavoratori sfruttati di ogni tipo, precari e non, caldeggiamo la presenza di lavoratori immigrati che possono dal loro punto di vista dare un grande contributo, le realtà e i singoli che si sentono di voler condividere questi punti di partenza. I temi di questo appello sono quelli che vorremmo trattare durante l’assemblea, con tutti gli eventuali collegamenti e implicazioni che non siamo stati in grado di esprimere.

La situazione attuale, caratterizzata dai ricatti del boia Marchionne, dalla guerra imperialista in Libia e i conseguenti tagli alla spesa pubblica, necessita di una risposta forte e decisa, di un’opposizione autonoma e conflittuale in grado di unire i lavoratori e gli studenti in un’unica lotta. Vogliamo per questo discutere anche di uno spezzone autorganizzato per il corteo del 6 Maggio,che si opponga al revisionismo di una certa burocrazia sindacale e che sia capace di convogliare al suo interno la rabbia degli sfruttati contro questo sistema iniquo.

 

Mertedì 3 Maggio – ore 17.30 – aula L2, dip.Chimica via Marzolo 1

 

OPERAI e COLLETTIVO UNIVERSITARIO 808

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