La tappa padovana del NOTAV tour

L’estate appena passata è stata ricca di situazioni di lotta e di confronto. Abbiamo vissuto tra giugno e settembre numerosi momenti in Val di Susa assieme ai tanti NOTAV che in giornate a volte gioiose a volte tese e faticose, si sono opposti all’avvio dei lavori. Una pratica concreta che ci ha fatto sentire a nostro agio immersi nella solidarità e complicità di quelle strade e di quei boschi.
Abbiamo voluto portare a Padova un po’ di tutto ciò: abbiamo scritto un opuscolo sulla lotta NOTAV e il primo numero del nostro aperiodico, “Tensione”; giovedi 24 Novembre abbiamo organizzato una data del NOTAV tour. Da Settembre numerosi valsusini si danno il cambio per recarsi in ogni parte d’Italia a parlare della lotta in Val di Susa e portare solidarietà alle altre lotte.
L’incontro con un compagno, che partecipa alla lotta NOTAV da ormai 15 anni è stato un momento, prima di divulgazione e di confronto con altre situazioni locali (un compagno da Dolo ci ha parlato della prossima costruzione del mega comprensorio commerciale-direzionale di Veneto City) poi di uno scambio di opinioni e idee a ruota libera (durante la serata organizzata presso l’infospazio Chinatown). Dal racconto degli ultimi avvenimenti in valle e dalle domande che i presenti hanno fatto, abbiamo potuto meglio conoscere alcuni aspetti della lotta a volte anche contradditori, contraddizioni che nascono dalla grandissima varietà di persone che si oppongono al TAV. L’eterogeneità dei parecipanti al movimento di opposizione al TAV, con la capacità di accettare le pratiche e le motiazioni degli altri, è indubbiamente uno degli elementi di forza del movimento, che difatto ha impedito a tutt’oggi l’avvio dei lavori. D’altro canto le differenze anche sociali, potranno condurre a delle contapposizioni tra interessi che non possono che essere differenti. Questi anni di esperienza del movimento, però ci raccontano anche altro, come le libere repubbliche (di Venaus e della Maddalena), la nascita delle cooperative agricole e dei gruppi di aquisto solidale, esperienze che portano dentro di se il germe di un differente rapporto fra gli esseri umani, non più basato sul lavoro salariato, il consumo e il dominio, ma sulla condivisione del lavoro e delle decisioni.
Ci siamo chiariti come la lotta in val di Susa non possa essere presa a modello (molte sono le specificità, a partire dal tessuto sociale comunitario dei paesi della valle), ma ci possa fornire numerosi spunti su approcci strategici ed ideali. Sono scintille da utilizzare per costruire percorsi di lotta reali, che si confontino con ciò che i rapporti di produzione ed il sistema valoriale in cui siamo immersi generano. Consci di tutte le difficoltà che ciò comporta, lo crediamo l’unico modo per muoversi davvero.
Le questioni che a Padova, dovrebbero essere al centro di un rinnovato percorso di lotta, sono senza dubbio: fermare la deriva xenofoba che sta portando ad eseguire decine di rastrellamenti di immigrati senza permesso di soggiorno, trasformati in criminali e spediti nei lager di stato detti CIE (e fermare il lento riaffacciarsi dei fascisti -del terzo millenio-); la riaquisizione di spazi fisici in cui praticare la lotta e la solidarietà, partendo dal diritto alla casa e dalla necessità di luoghi di socializzazione fuori mercato; porre un freno alla speculazione edilizia e alla svendita del patrimonio pubblico ed alla distruzione delle aree agricole, tra cui il progetto di VenetoCity ci sembra ora una delle questioni più urgenti.
Per creare un nucleo stabile di confronto e solidarietà con la lotta in Val di Susa e lo sviluppo di lotte simili sul nostro territorio, pensiamo sia utile creare dei momenti di approfondimento e organizzazione. Iniziamo giovedì 1 Dicembre, serata in cui dopo una zuppa in compagnia vogliamo organizzarci per andare in val di Susa l’otto Dicembre, in occasione della mobilitazione per la ricorrenza della battaglia di Venaus, che invase ed impedì il cantiere 5 anni fa. Speriamo che da questa serata possa nascere qualcosa di più stabile per poter anche accogliere l’invito a moltiplicare i fronti di lotta, che come ci ha detto il compagno della Val di Susa è la migliore solidarità.

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