Se l’antifascismo è una colpa…

Pubblichiamo il comunicato scritto da alcuni imputati sotto processo per aver praticato l’antifascismo militante durante un corteo antifascista a Verona nel Maggio 2008; corteo organizzato ad una settimana di distanza dopo l’uccisione di Nicola Tommasoli, un giovane assassinato da una banda di neo-fascisti nella città scaligera.

 

La prima udienza del processo inizierà lunedì 20 Febbraio presso il Tribunale di Verona alle ore 9.00.

Anni difficili davanti per tutti i figli di Di Nanni/sono un partigiano/e sarò chiaro/perché ci si abitua tutto anche ai fascisti/assassini sullo sfondo/doppiopetto in primo piano

Assalti frontali- Conflitto-1996

Nella notte tra il 30 Aprile e il primo Maggio 2008, a Verona, Nicola Tommasoli, un ragazzo di 27 anni, viene ammazzato di botte in seguito ad una lite con 5-6 giovani, scatenata dal futile motivo che il ragazzo si era rifiutato di offrire loro una sigaretta. Il giorno dopo i media liquidano il fatto come una rissa tra balordi, ma ben presto sono costretti a ritrattare visto che due dei suoi aggressori sono dei noti militanti dell’organizzazione neofascista Forza Nuova la quale, prima che si costituissero, aveva organizzato loro fuga e alloggio a Londra in casa di “amici camerati”.
Nonostante questo, da molti anche all’interno del “movimento”, all’evento viene data una lettura sociologica e non politica, si parla di violenza del branco perpetrata da giovani annoiati in cerca di emozioni forti.
In realtà a Verona i neofascisti hanno da sempre un forte radicamento nelle piazze, nei quartieri, nella curva dell’Hellas e nei paesi della provincia, assecondati e protetti dagli ambienti bene della città, fanno gruppo menando le mani, organizzano azioni squadriste contro immigrati, omosessuali, meridionali, giovani di sinistra e chiunque sia ritenuto “diverso”…è di un mese fa l’ultima aggressione ai danni di uno studente cingalese fuori da un liceo.
Per questo non abbiamo mai avuto dubbi sulla matrice politica di quell’aggressione e il sabato successivo all’omicidio di Nicola, insieme a molti altri, siamo andati a manifestare a Verona determinati e decisi a non farci trovare impreparati nel caso ci fosse stato bisogno di difendere il corteo da eventuali provocazioni. La nostra determinazione ci è costata alcune denunce spiccate dalla procura scaligera e in questi giorni il processo per quei fatti entrerà nel vivo.
Se l’obiettivo dei nostri accusatori è provare che siamo antifascisti, non abbiamo problemi ad ammetterlo, lo siamo e lo saremo sempre…ma crediamo che questa operazione politico-giudiziaria miri piuttosto a decretare che l’antifascismo, inteso non come rituale commemorativo dissociato dalla realtà ma come pratica attiva, deve essere messo al bando, bandito.
Di fronte a tanto accanimento nei confronti degli antifascisti, i più sprovveduti potrebbero farsi delle domande visto che il fascismo dovrebbe essere incostituzionale e soprattutto visto che, come accaduto in passato e anche di recente a Firenze, i fascisti uccidono. In realtà essi sono serviti e forse serviranno ancora come manovalanza aggiuntiva per reprimere i movimenti: da anni si concede loro spazio perché la loro esistenza è funzionale all’opera di rimozione storica dei valori della Resistenza messa in atto dalla nostra classe politica e padronale. Chi comanda vuole cancellare la memoria della lotta partigiana per disinnescarne la carica sovversiva che spinse migliaia di giovani a combattere non solo contro l’invasore nazi-fascista ma, in molti casi, anche per rivoluzionare la società che aveva partorito il fascismo, cancellandone le disuguaglianze e la divisione in classi.
Per noi quei valori di giustizia e libertà sono ancora attuali, sono la nostra bussola, un’indispensabile fonte di calore nel gelo sociale del nostro tempo, ed è per questo che ci processano.
Oggi in piena crisi globale, con i diritti frutto di anni di lotta che vengono cancellati e bollati come privilegi che il capitalismo non può più pagare ai lavoratori, oggi che la guerra e la corsa agli armamenti sembrano l’unico modo per rilanciare l’economia, è indispensabile, ancora una volta, sapere da che parte stare. Se dalla parte di chi dall’alto dei suoi conti milionari ci chiede sacrifici e austerità o da quella di chi, da Atene ad Okland passando per la Val Susa, sta organizzando la rivolta contro queste imposizioni.
Noi abbiamo scelto la nostra parte, ci facciano pure il loro processo, non cambieremo idea…
Siamo partigiani

CONTRO OGNI FASCISMO NON UN PASSO INDIETRO

Alcuni imputati

Febbraio 2012

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