ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE

Il 17
febbraio 2010, presso l’aula comunale di via Curzola, si sarebbe
dovuta svolgere una conferenza tenuta dagli storici Sandi Volk e
Alessandra Kersevan dal titolo: “L’uso politico della storia:
foibe, un caso di revisionismo italiano”.

Questa
conferenza è stata però annullata: nonostante la nostra richiesta
per la sala in un primo momento accettata dal comune, a solo quattro
giorni dall’incontro l’Assessore Silvia Clai ci ha comunicato che il
permesso per l’aula era stato revocato, poichè la stessa serviva per
un’iniziativa comunale non meglio specificata.

 

Il 17
febbraio all’ora in cui era fissata l’iniziativa ci siamo recati sul
posto per constatare di persona che cosa c’era nell’aula, perché
un’associazione di cittadini padovani che ne avevano fatto richiesta
non potevano riunirsi. Ebbene, nell’aula c’era un signore che suonava
uno xilofono e null’altro, c’erano degli agenti davanti per evitare
che l’eventuale presenza di individui di Forza Nuova, partito
neonazista, negazionista, apertamente razzista e sessista,
esasperasse gli animi, perché se un cittadino padovano ha dei
doveri, ha anche dei diritti e quest’amministrazione evidentemente li
calpesta.

Non è la
prima volta che a pochi giorni di distanza da un incontro su qualche
tema “scottante” ci viene revocata una aula, di cui avevamo già
ottenuto la concessione, senza alcuna spiegazione. Il ripetersi di
questa situazione ci porta a pensare, senza troppa fantasia, che il
Comune, più che essere subissato da impegni improvvisi, tenti a più
riprese di boicottare le nostre iniziative. Casi come questi
si verificano in molte altre realtà e ci portano a fare alcune
considerazioni di carattere più generale. Vogliamo infatti
focalizzare l’attenzione non tanto sulla questione delle foibe quanto
su come sia difficile per gruppi come il nostro, privi di appoggio
politico, riuscire a esprimere la propria interpretazione della
realtà.

La
Repubblica Italiana si definisce democratica e come tale garante
della possibilità di ognuno di esprimersi liberamente e di accedere
altrettanto liberamente a una ampia gamma di informazioni. Un
dibattito plurale e variegato sembra dunque garantito. Come
suggerisce Chomsky, ad un’analisi più attenta ci si rende però
conto che questo dibattito è circoscritto entro confini ben
determinati. Chiunque esca da questi “limiti accettabili” riesce
a fatica a trovare quei mezzi che gli permettano di esprimersi
liberamente, perché isolato o osteggiato
. Con il termine “limiti
accettabili” non si intende il rispetto della persona (e quindi il
dovere di non dare spazio a teorie e pratiche che ledono la dignità
umana) ma il rispetto delle istituzioni e delle loro linee.

Non facciamo
questi discorsi per autocommiserarci o farci commiserare: ma per far
riflettere tutti su quanto sia necessaria la libertà di espressione,
non solo per chi vuole fornire una visione dei fatti alternativa a
quella dominante, ma anche per chi desidera considerarsi un uomo
libero: libero di sapere e di agire di conseguenza.

 

Collettivo Universitario
808 – Associazione culturale “Nicola Pasian”

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