SULLE ULTIME MOBILITAZIONI IN VAL SUSA

Sono mesi che cerchiamo di sostenere i NO TAV in val di Susa. Fin da principio ci è sembrato importante parteciparvi e portare nella nostra città un po’ di quella lotta, sia per quanto riguarda l’informazione sia per il coraggio e la determinazione che i valligiani dimostrano nel non capitolare di fronte ad un progresso che calpesta le loro e le nostre vite.

Non staremo a ripetere nuovamente i motivi che ci spingono contro l’Alta velocità e nemmeno gli interessi del Capitale in quest’opera, vogliamo per una volta cercare di esprimere le nostre passioni. La gioia che proviamo quando mettiamo piede in quella terra di montanari testardi e ribelli ci dà la carica per tornare a fare meglio di prima, continuando a scegliere la strada in salita che più ci contraddistingue ma che con più forza e convinzione riprendiamo a percorrere.

L’8 dicembre doveva essere una grande giornata in cui ricordare una vittoria memorabile del movimento: la conquista nel 2005 del cantiere per il TAV a Venaus. Quest’anno l’obiettivo era di avvicinarsi alle reti a viso scoperto per cercare di tagliarle tutti assieme.

Da una parte di quelle reti e del filo spinato si presentano le forze dell’ordine già in tenuta antisommossa, dall’altra la gente che infrangendo il divieto di manifestare vuole riprendersi la propria terra. La tensione che è presente nei momenti come questi, in cui tutto può accadere, sale quando la polizia comincia a sparare i lacrimogeni ancor prima di riuscire a raggiungere le reti. I lacrimogeni che usano sono al CS (sostanza proibita in tutte le guerre dalla convenzione internazionale sulle armi chimiche poiché cancerogena), chiaro l’intento dello Stato: non disperdere solamente la gente ma anche potenzialmente uccidere chi vi si oppone. Chi con la maschera antigas, chi con un fazzoletto, si cerca comunque di avanzare in una lotta impari ma che le proprie ragioni e idee spingono a parteciparvi e sostenere.

La violenza della polizia non accenna a estinguersi e ciò non stupisce. E’ sufficiente pensare alle retate che ci sono nelle nostre città, ai pestaggi nelle carceri che sono comunque solo l’aspetto più visibile di una democrazia che trova nel manganello l’unico modo per farsi rispettare.

Non abbiamo mai avuto simpatia per gli sbirri. Il solo fatto di essere disposti a menare la gente se è un ordine che glielo impone ci fa pensare che codesti elementi assomiglino di più a macchine che ad esseri umani. La val Susa ci ha confermato le nostre idee. I poliziotti non fanno altro che difendere gli interessi del potere e se l’ordine è di usare i lacrimogeni a nessuno di loro importerà sapere se stanno ferendo gravemente una persona: l’obbedienza, per loro, è una virtù indiscutibile!

In questa giornata ci sono stati numerosi feriti tra cui un ragazzino colpito tra l’occhio e l’orecchio mentre cercava di spegnere il fuoco causato dai lacrimogeni e un nostro caro compagno di Padova. A loro va tutta la nostra solidarietà, una solidarietà che assomiglia a quelle mani che vengono tese tra no tav nel momento in cui si percorrono i sentieri di montagna con la certezza nel cuore di scacciare le truppe occupanti.

Vivere nella lotta in val di Susa ci ha fatto emergere dal fango quotidiano per condividere dei momenti in cui denaro, profitto, opportunismo, individualismo di massa sono automaticamente banditi.

E’ un movimento che attraverso un’occupazione è riuscito a trasformare per diverse ore uno dei posti più desolanti di questa nostra civiltà, l’autostrada, in un luogo di incontro, divertimento e assemblea. Finché tutto questo rimarrà non ci sarà nessuna criminalizzazione politica e mediatica, nessuna violenza poliziesca, nessun lacrimogeno, nessuna rete con filo spinato che ci fermerà. Un monito a coloro che conoscono solo la violenza e la certezza che il deserto che hanno creato con la distruzione ambientale e umana non raggiungerà mai le nostre vite, la nostra lotta e le nostre passioni.

Amore e rabbia sono la nostra forza.

A SARA’ DURA PER TUTTI COLORO CHE CI METTONO I BASTONI TRA LE RUOTE.

UN GRIDO DI BATTAGLIA MA ANCHE UNA PROMESSA DA MANTENERE

Questa voce è stata pubblicata in Movimento. Contrassegna il permalink.